La scrittura musicale come prerogativa della composizione musicale in occidente

Autori

  • Manfred Hermann Schmid Dipartimento di Musica e Spettacolo, Università di Bologna

DOI:

https://doi.org/10.6092/issn.2039-9715/3325

Parole chiave:

notazione, composizione, musica d'arte

Abstract

Nel mondo occidentale, saper scrivere signífica il massimo della competenza. Perfino nella percezione popolare il ruolo che in musica spetta alla scrittura è percepito come una sfida. Nel marzo 2010, in una trasmissione televisiva equivalente a “Scommettiamo che”, un anchorman tedesco ha chiesto ad Anna Netrebko, sua ospite, se nella carriera di una cantante sia necessario saper leggere perfettamente la musica. “No”, è stata la risposta, istantanea, “basta avere bella voce e buona memoria”. Accostatasi poi al pianoforte per intonare un Lied di Rimskij-Korsakov, mentre l’accompagnatrice apriva lo spartito, la Netrebko aggiungeva scherzosamente: il pianista sì che deve saper leggere la musica! Per l’esperto, questa maliziosa risposta a doppio senso richiama l’antica distinzione erudita tra sapere pratico e teorico, rappresentati rispettivamente dalla voce umana, di cui ciascuno dispone in natura, e da uno strumento tecnico tradizionalmente adibito alla teoria, erede del monocordo antico, sulla cui tastiera le divisioni della corda erano indicate con lettere alfabetiche: lettere che sono le primissime testimonianze di una scrittura musicale.

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Pubblicato

2012-11-23

Come citare

Schmid, M. H. (2012). La scrittura musicale come prerogativa della composizione musicale in occidente. Musica Docta, 2(1), 9–29. https://doi.org/10.6092/issn.2039-9715/3325

Fascicolo

Sezione

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